venerdì 29 dicembre 2017

-Sta cazzo di Napoli.

Mannaccia la miseria.
Mattia adesso sicuramente mi consiglierebbe di evitare di iniziare con le parolacce.
Io devo solo seguire il flusso.
Sto in una situazione fortunata e rara: sono nella mia città, sono sola. Sono a casa mia sola.
A casa.
Mia.
Sola.
In quella casa dove sono nata e cresciuta.
Stamattina il mio primo pensiero è partito con l'altro genitore ed io poco dopo ho incontrato uno di cui mi ero innamorata quasi cinque anni fa.
Il mare, scrissi di lui tra le altre tracce scritte di luce luminosa e bianca. Forte bianca.
Il mare, la sua camera, due adolescenti, oggi l'ho rivisto.
Mai più lo vidi.
Oggi l'ho rivisto e lui era depresso, depresso da morire nei modi in cui piace a me, depresso lamentoso, depresso e gentile.
Depresso e mi ha fatto pure pagare il caffè a me.
Io mi sono innamorata delle mie compagne di collettivo e ora questo non c'entra nulla nonostante le mani fredde.
Lui era depresso ed io logorroica. Lui era depresso e io parlavo. Poi mi ha ricordato che gli piaceva assai il mio essere logorroica. Ma figurati a me cosa cazzo me ne frega che uno che non mi ha celebrata sia compiaciuto dal mio fiume di parole.
Almeno però sono qui.
E questo glielo devo.
Sono qui davanti al grande bianco dispositivo che suona (anche) Dylan.
Sono qui che scrivo le parolacce quando rovinano la forma e il contesto.
Le mani freddissime e allo stesso tempo azzeccose.
Leggere non mi riesce.
La consonante K.
Braccia fredde, mani freddissime, spalle con brividi, grazie. 
E per la signorina un caffè al tavolo 2.
Manco fossi in un'osteria.




Nessun commento:

Posta un commento