mercoledì 14 settembre 2016

-Thanatos prende ancora il sopravvento.

[Egon Schiele]


Thánatos, dal greco θάνατος,"Morte".

Intorno a noi.

Quotidianamente.

Lontano, lontanissimo, vicino e 

improvvisamente vicinissimo.

Vi ricordate quando negli anni ´60 si chiedeva di fare l´amore e 
di non fare la guerra?
Il concetto e´lo stesso. Non differisce in maniera eccessiva da quello di Marcuse passando per Empedocle e il piü sputtanato Freud.

(Si, al momento ho solo la tastiera tedesca. E fremo. Di scrivere. Non so cambiare questo processo di inserimento)

C´e´una battaglia ancestrale della quale (probabilmente da sempre) siamo vittime.
Con questo non giustifico la natura.
La natura delle cose e la fisiologia.
Dico vittime perche´e´quello che accade.
Tenendo da parte per un attimo le scelte che ogni giorno decidiamo di compiere.

Ecco: viviamo ogni giorno la battaglia tra eros e thanatos.
Nostra personale e del mondo intero.

Eros e´una parola sputtanata. Cosi come Freud e´un pensatore sputtanato.
Molto spesso la parola eros viene usata impropriamente.
Scritta, pronunciata.

Di thanatos quanto, viene detto?`

Parliamo di morte, di morti, di assasini, di suicidi, di guerre, di tantissime guerre.
Parliamo un po´di tutto quello che la rete ci propone.

Perche´parliamoci chiaro: quanto, viene proposto da un libro appena finito di leggere?
Quanto da un´esperienza speciale che abbiamo avuto la fortuna di vivere?

Parliamo, scriviamo, commentiamo, condividiamo.

E quand´e´che facciamo l´amore?

Quando diamo la possibilitä al 

nostro eros di manifestarsi?

Mi leggono amici -per lo piü- e

so 

che molti sono consapevoli di 

quanto l´eros non sia solo 

relegato all´ atto sessuale.

Quanto ogni giorno diamo spazio 

ad 

eros affinche´ thanatos venga 

messa da parte?



Mi piacerebbe leggere di piü di un mondo che cambia verso la ricerca dell´eros e che spinge via il desiderio di guerra, di morte.

Perche´ la guerra si fa quando l´eros viene represso.
Quando il potere che tende alla vita viene tenuto a bada.

Potrei raccontare di re e di regine,
di Anna Bolena e del divorzio,
dei Montecchi e dei Capuleti,
delle Streghe e dei loro roghi,
del matriarcato,
allargare il concetto al maternage.

Mi piacerebbe essere pagata per scrivere.
Mi piacerebbe piü che altro potermi mantenere con quello che amo.
Quel giorno arriverä anche per me.
Il giorno in cui mi daranno dei soldi per scrivere ed io con quelli potrö vivere grazie alle mie pulsioni.

Sono protratta verso la vita.
Aspetto un´altro figlio.
Lo aspetto nei miei pensieri perche´aspetto il momento in cui noi decidiamo che questo possa manifestarsi.

Combatto la mia battaglia a favore della vita ogni giorno.

Ascolto "lu ruciu te lu mare", una storia salentina cantata.
Racconta della figlia di un re che si da alla morte.
La figlia. La donna.
Ma "idda se da alla morte j eu alla vita".

Oggi, leggiamo qualcosa che non arriva direttamente dai social network?


Buona lettura.
E grazie.

Da quando ho iniziato a scrivere penso chiaramente a quella donna di cui si parla tanto oggi e che, nella cittä nella quale sono nata io, ha (forse dovuto) scegliere thanatos.
Che possa insegnarci una nuova via per amare.
Tiziana.