mercoledì 11 novembre 2015

-le estati e le mancanze.

Lo scatto di Anna Morosini.
Quello da cui sono colpita è il susseguirsi dei gesti che sono stati svolti per arrivare a quello sporco conservato sotto ai piedi.
Sono immediatamente trascinata sulla terra con alcuni sassi piccoli e fastidiosi, sparsi dove non tutti fanno caso e tra i quali io ero -e sono- bravissima a destreggiarmi.
Spesso non lavavo i piedi nemmeno per andare a dormire.
Erano sporchi solo di terra.
Poi si seccava.
Non lasciava tracce eccessive.
La mattina dopo tornavo a fare le stesse cose.
A schivare gli spruzzini che alcune volte giravano impazziti e bagnavano quasi sempre alle stesse ore i pezzi di strada ma anche il prato che dovevo attraversare.
Nessuno mi ha mai obbligata ad indossare dei sandali.
Era così naturale che camminassi scalza che probabilmente nemmeno pensava di chiedermelo.
È andato avanti per anni.
E non ero sola.
Avevo delle compagne con me.
Diverse ma entrambe con la manifesta attitudine a non portare le scarpe finché fosse stato possibile.
A settembre veniva difficile un po' a tutte chiudere i piedi, quando pioveva troppo, si avvicinava l'inizio della scuola e diventava indispensabile sia acquistare del materiale per questo inizio sia farlo in un centro commerciale.
Poi sono passati proprio i tempi della scuola.
A mio figlio che è arrivato troppo presto ho cercato di far capire che se voleva essere una squadra insieme ad una che se l'era tenuto nonostante l'arrivo prematuro perché già troppo piena d'amore verso un paio di cellule, doveva imitarmi un po'.
Ma poi è successo che abbiamo scelto Berlino.
Io quando posso tornare in Sardegna non gli suggerisco le scarpe ma lui non ha potuto imparare a destreggiarsi bene tra quei sassi di cui parlavo all'inizio.
Ed è brutto vedere una madre scalza accompagnata da un bambino con le scarpe.
Io gli ho spiegato che deve imparare e basta.
Perché se il piede si fa male un po', ha sempre e comunque la possibilità di far formare un callo che lo protegge.
E aquisisci una libertà che non dipende da niente e nessuno.
Poi smette anche di fare male.