lunedì 14 gennaio 2019

-un'epoca. ed io sono un como'.

L'anno è iniziato di martedì e questo è il secondo lunedì del mese.
Nell'ordine (sparso) -dall'inizio di questo anno- è successo che è morto un uomo con il quale ho avuto una brevissima storia di sesso e amicizia nella primavera del duemilaquattordici, 
per la prima volta, (appena pochi minuti fa) ricevo una telefonata da mio figlio.
Mi ha chiamata da un telefonino che gli è stato gentilmente concesso dal mio compagno per dirmi che al parco ci sono pochi bambini (n.b. nevica) ma che lui ci resterà comunque a farsi due tiri a pallone.
Avrà 8 anni tra un paio di mesi.
Oltre alla morte di questo padre svedese, che nell'attesa di un nuovo cuore, ha lasciato un bambino dell'età di mio figlio e alla fortuna che (io, intanto) ho avuto nella possibiltà di sentire l'emozione della voce di mio figlio che per la prima volta compiva un gesto da adulto, 
dall'inizio di quest'anno, 
è successo che ho ritrovato uno scontrino con data 26.11.2013. 
Stavo rovistando in una Moleskine color senape perché cercavo il passato ai giorni nostri.
(non era per una cena di qualche compleanno di mio padre)
Un scontrino emesso da un registratore di cassa del Clärchen Ballhaus.
Mio figlio, all'epoca (supportate la scelta di "EPOCA" ve ne prego) 
aveva da qualche mese iniziato ad andare al nido.
E non era ancora arrivato alla famosa stagionatura dei 30 mesi.

Io mi accingevo 
(in compagnia di una donna bellissima che da più di un anno mi ha partorito una nipotina che ho da subito deciso di acquisire) 
ad andare ad uno Stammtisch.
Andatevi a cercare cos'è uno Stammtisch perché se mi metto a spiegarvelo poi mi passa la poesia.
E già mi sta passando.
Comunque era solo per dire che STAVO USCENDO.



Stavo andando a questo incontro (ecco: bastava una parola per spiegare),
con questa donna bellissima,
in questa balera berlinese.

Lo scontrino è solo una traccia di quella fuga da casa.
Avevo ordinato un Cosmopolitan.
Credo il primo da quando avevo smesso di allattare quella forma di grana che superava i due anni di stagionatura.
Un bambino biondo oro che ora è moro e si emoziona perché va da solo al parco pure d'inverno.

Cosa ho pensato quando ho saputo che quell'uomo tanto dolce, quanto attento a suo figlio ma anche a me e a mio figlio, era morto?

Ma se io a quello lì mi ci legavo? 
Se succedeva che andare a letto mentre i bambini guardavano i cartoni nel favoloso mondo dei 3enni ci sarebbe piaciuto così tanto da farci una storia?
E se quella storia diventava qualcosa di bello e mio figlio si ritrovava con un papà svedese che poi moriva?
E se io oltre ad una separazione e ad un marito di merda avrei dovuto superare anche un lutto?

Ho benedetto il giorno in cui dissi, tra una confidenza in tedesco ed una in inglese, a quel padre svedese che probabilmente mi ero innamorata di un ragazzo un po' più giovane di me, tredici anni meno di lui e lo svedese, con una foto tra le mani mi disse "guarda com'è giovane!"
"Ed occhio e croce è pure più bello di me!"
"Se sei innamorata di lui, diglielo!"

Meno male che quell'atteggiamento rilassato e maturo, mentre probabilmente stava ancora a letto a toccarmi il culo, non abbia aperto in me spiragli che mi facessero intravedere una vita felice assieme allo svedese che avrebbe parlato fisso in inglese sia a mio figlio che al suo.
Perché, mi continuo a ripetere: "poi, mi sarei dovuta accollare pure il lutto!"

Dalle parole sembro cinica?

Probabilmente alcune cose mi hanno resa tale.
Per la cronaca: mio figlio dal parco è rientrato già da un po' e nel frattempo mi ha anche chiamata una seconda volta.

L'anno è iniziato di martedì.
Oggi è il secondo lunedì del duemiladiciannove 
ed io sto facendo i resoconti del nuovo anno più che di quelli dell'anno precedente che, ahimè, sarà sempre quello in cui mi sono fatta un culo quadrato come una casa e nonostante ciò non sono riuscita ad entrare all'università a Berlino.

Due settimane.